domenica 16 gennaio 2011

Escape from the restroom

Fuga dal bagno pubblico
punta e clicca in italiano
Versione 0.9

Una birra in compagnia può avere l'effetto collaterale di riempire la vescica e quindi si sente la necessità di svuotarla nel bagno pubblico del proprio locale preferito.
Ma cosa succede se all'uscita troviamo un simpatico custode che chiede la mancia e non abbiamo più spiccioli?



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mercoledì 12 gennaio 2011

Detective NewCastleBrown parte 4

Lambrusco.
E non parlo di un Lambrusco qualsiasi. Non certo di quello che Ligabue mescolava con i pop-corn(che orrore).
Ah, Lambrusco, vino emiliano, che berrei volentieri, non fosse che il Lambrusco di cui vi parlo ora nulla ha a che fare con l'enologia.
Ricordo di essermi svegliato in un letto madido di sudore dopo un sogno orribile e nelle orecchie mi rimbombava una voce: “Lambrusco!
-No grazie non ho sete - risposi
-Imbecille. Vai da Tony Lambrusco! - continuò la voce.
Tony Lambrusco era il piccolo delinquente locale, alla quale finestra mi ero trovato a spiare un paio di puntate fa. Allora era in compagnia di una donna la cui bellezza faceva venire le vertigini alla locale rappresentazione fisica dell'universo.
Decisi di andare da Tony, con la volontà di interrogarlo o almeno di scroccargli una manciata di salatini.
Tony non era un tipo dal quale si poteva andare, suonare il campanello e farsi ricevere. Andai a casa sua a cavallo di Charlie, mi piazzai davanti alla porta con la faccia distorta in una smorfia di cattiveria e urlai 'Apri, nel nome di Hello Kitty', sparando all'impazzata.
Senza aspettare risposta mi gettai nella finestra frantumandola e mentre una miriade di minuscoli pezzettini di vetro si conficcava nella mia pelle, una voce misto calabrese diceva: “vieni pure avhant, è aphert”
Entrai e un uomo dal sorriso sghembo mi fissava ebete.
-Ciao Tony -
- Ciah! -
Lo fissai minacciosamente per svariate centinaia di secondi, dopodichè egli, mantenendo inalterata l'espressione facciale(sorriso sghembo) mi accompagnò nel suo studio. Lo seguii, senza smettere la complessa danza maori che stavo eseguendo per intimidirlo.
Si sedette e mi disse -Ti dico tutto-
Improvvisamente intuii che mi avrebbe detto tutto.
E cominciò dicendo:
- Vedhi allhor le cous son molt semplicc in realtah: quann tu mhaivis conlatip ioinreal nonsosehaicapp però segretement un motivazion ecco è la quale che ciccirupu nel senso che quando ti fai prendere succed che le cose si complican e quind tuttsivolt nel sbagliatament e io esplos.
Quind quellaser sottolavis lampia ioerola indue omicidassino poliziotti. Poi tagliatodilato nellcasadentro sottolineo e corposahtrovah quindi commissario.
Chiaro?-
La mia espressione non doveva averlo convinto visto che mi disse:
-Allhor ti ripet: quanntumhaivisconlatipioinrealnonsosehaicappperòsegretementunmotivazioneccoè laqualecheciccirupunelsensochequandotfaiprenderesuccedchelecosesicomplicanequindtuttsivoltnel sbagliatamenteioesplosquindquellasersottolavislampiaioerolaindueomicidassinopoliziottipoi tagliatodilatonellcasadentrosottolineoecorposahtrovahquindicommissario.
Questa volta feci un cenno e salutai soddisfatto.
Avevo un nuovo indizio da seguire.

mercoledì 5 gennaio 2011

Detective NewCastleBrown parte tre


Detective NewCastleBrown
parte III

-Adesso è proprio venuta l'ora di fare i conti -
disse spalancando con veemenza la porta
- Delinquente da quattro soldi -
entrò una giovane recluta di polizia con il vestito perfettamente in ordine
- razza di pervertito spione -
- Non credi di esagerare un po troppo ragazzo ? -
La voce coprì la precedente ed entro il commissario, cinquantenne abbondantemente sovrappeso rinchiuso in un impermeabile lercio.
Aveva le guance e il mento ricoperti di frammenti di snack al cioccolato. E ulteriori pezzi si andavano disgustosamente ad unire ai primi dato che ne stava sgranocchiando uno proprio in quel momento.
- Vecchio mio – mi disse sputacchiando
- non perdi l'abitudine di ficcarti nei guai. -
- Prendo il caso – dissi ignorandolo e indicando il cadavere dall'espressione beota.
- C'è qualcosa in quest'uomo che mi ricorda me stesso – aggiungei.
Il commissario guardò il cadavere e poi me e disse – Sì in effetti la rassomiglianza è impressionante – Ma ti devo chiedere di starne fuori. -
- Perchè? Ordini dall'alto? - dissi.
- No. Perchè sei un completo idiota. -
Usci dall'obitorio e dal commissariato con la convinzione che avrei dovuto risolvere quel caso anche a costo di perdere la mia preziosa collezione di modellini di robot giapponesi.
Quella sera riportai Charlie alla sua padrona e dissi a Rodent che avrei preso quel criminale che l'aveva colpito alla testa ed era fuggito poco dopo.
Mi sdraiai, in attesa che una qualche sequenza onirica mi suggerisse indizi fondamentali.
Chiusi gli occhi e lentamente tra i miei sogni bui iniziai a sentire la dapprima flebile e poi sempre più chiaramente la sigla di Twin Peaks.
Quello era il segno che stava per cominciare un'affascinante quanto bizzarra successione di immagini all'interno del mio sogno.
Improvvisamente venni colto dalla consapevolezza che il nome del cadavere dall'espressione beota era Noodles. Sam Noodles. Lo vidi chiaramente ora, vivo, sotto la doccia, nudo, e desiderai trafiggermi gli occhi con della carta particolarmente appuntita. Nudo, ma non completamente: indossava una retina per capelli e stava sorseggiando una tazza di the. Sì, sotto la doccia. Mi resi conto di avere un enorme coltello da cucina in mano e che Noodles aveva in volto espressione di puro terrore. Di puro, genuino, idiota terrore. Seguirono una cinquantina di brevi sequenze nelle quali il coltello calava ripetutamente sulla vittima riprese tutte da diverse angolazioni. Nell'ultima scena percepii la mano di Noodles cadere al rallentatore verso il pavimento della doccia, lasciando cadere la tazza di the, il cui contenuto si mescolava drammaticamente con l'acqua fluendo via nello scarico.
Mi svegliai di soprassalto urlando, fradicio di sudore freddo. Mentre il mio cuore si calmava e mi rimettevo lentamente sdraiato, mi accorsi che qualcosa non andava. Mi girai e il cadavere di Noodles era sdraiato al mio fianco. Non solo: mi sorrideva e ammiccava sensualmente. Mi resi conto di indossare un candido vestito da sposa e di essere sdraiato su un morbido materasso ad acqua a forma di cuore. Urlai disperatamente con tutta la forza che avevo nei polmoni e mi svegliai, stavolta davvero, nel divano del mio ufficio. Cercai di cancellare le orribili immagini che mi si erano impresse nella retina mescolando superalcolici con polvere da sparo, sale, limone. Mescolai tutto assieme nello stesso bicchiere e lo gettai per terra, quindi iniziai a colpire una parete con la testa. Tutto inutile.