mercoledì 22 dicembre 2010

Detective NewCastleBrown parte I

Detective NewCastleBrown
a swedish melodic noir tale
parte I

Sulla porta si poteva leggere: "nworBeltsaCweN evitceteD".
Dall'interno non faceva lo stesso effetto che faceva dall'esterno.
Ero seduto dietro la scrivania del mio ufficio dondolandomi sulla sedia quando la porta si spalancò.
Persi l'equilibrio e scivolai per terra con la dignità di un lemure investito da un autoarticolato britannico.
-Detective?- disse la voce, suadente come velluto intriso di liquami zootecnici.
Affrontai la situazione con coraggio e sangue freddo, interpretando in maniera impeccabile la parte della moquette.
-Detective la prego, la mia vecchia madre ha bisogno del suo aiuto, Charlie è fuggito ancora e il terapista dice che la pet-terapy è la sua ultima speranza! La prego, si alzi, mi sta schiacciando un alluce con il gomito!-
Mi alzai e osservai il piccolo uomo con sguardo professionale. Basso, pelato, con grandi occhiali a fondo di bottiglia.
-Se posso fare qualcosa per il bene di quella povera signora, lo farò, per il sommo supremo ideale della giustizia e giuramento boyscout.-dissi in tono epico brandendo una pesante bibbia.
Poi calai con forza la pesante bibbia sulla testa dell'uomo e fuggii eroicamente fuori dal mio ufficio.
Ora passeggiavo per strade poco illuminate nella penombra serale e l'atmosfera mi pareva giusta per cominciare un monologo interiore.
Mi spiaceva per il povero Sr. Rodent, non avevo intenzione di danneggiare il suo cuoio capelluto, ma avrei preferito ingerire una scatola di chiodi spuntati piuttosto che affrontare nuovamente l'orribile creatura che egli si ostinava a chiamare 'madre'. Il suo terapista le aveva affidato un cucciolo mezzo pitbull e mezzo Charles Manson, ex campione di lotta tra cani in bische clandestine, sperando che in un tragico incidente scambiasse la sua padrona per un enorme stinco di maiale ben cotto. Purtroppo le cose non erano andate così e il povero cane stremato dalle orribili torture a base di tutù rosa e rasature da barboncino scappava ogni volta che la porta di casa si apriva del minimo numero di centimetri necessari.
Mentre riflettevo su questi e altri malinconici avvenimenti della vita sentì una forte fitta dolorosa al polpaccio.
Non avevo trovato Charlie, lui aveva trovato me.
Mi girai a guardarlo e le sue tremende fauci piene di denti si contorsero in quello che sembrava un malvagio sorriso, senza staccarsi dalla mia carne.
Dopo alcuni secondi in cui il tempo sembrava essersi fermato, mi trascinò in un vicolo buio. Mi preparai al peggio e invece, contro ogni aspettativa il mostruoso pitbull mi liberò dalle sue fauci facendomi sbattere contro una di quelle finestre raso terra che illuminano le cantine. Dopodichè indietreggio stizzito tenendo alto il posteriore e la coda alzata con evidente aria di superiorità.
Dalla finestra usciva una malsana luce verdastra e io non potei fare a meno di sbirciare.
All'interno sinuosa ancheggiava la silhouette più sexy che avessi mai visto. Aveva più curve di un percorso di rally sugli Appennini ed era così prepotentemente sensuale che anche le realtà che la circondava vacillava in sua presenza. Poco più in la, circondato da wormhole e dischi volanti truccati da clown, il capo-criminale locale sembrava sconvolto almeno quanto il tessuto spazio-temporale che lo ospitava.
- Dobbiamo nasconderlo! - disse in un momento di improvvisa lucidità, e quelle furono le ultime parole che sentì prima che qualcuno mi colpisse in testa con l'ultimo romanzo di Stephen King.
Mentre ero svenuto udì una voce nella mia mente bisbigliare: fine prima parte.

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